Casino Lebano, nel Cilento una storia di crescita e di riscatto tra XIX e XX secolo
Casino Lebano si trova all’ingresso del territorio comunale di Orria, per chi proviene dallo Scalo di Omignano. Oltrepassata la ‘fiumara’ che discende dalle colline di Gioi, si scorge un modesto gruppo di case: la località intensifica la sua storia tra la fine del XIX secolo e i primi decenni della seconda metà del secolo successivo.
L’inizio di una storia…
Lo scenario iniziale era quello tipico delle campagne cilentane. Poche modeste casupole sparse nel contado e abitate da onesti contadini che, dalla terra, traevano il loro sostentamento. La contrada, però, di lì a poco poté godere di un vero e proprio riscatto sociale ed economico. Di certo quelle poche persone che vi abitavano, non avrebbero immaginato nuovi scenari, ma probabilmente sognavano spesso condizioni di vita migliori. Circa mezzo secolo prima la zona era in gran parte ricoperta da boscaglia e macchia, tanto che la famiglia Lebano acquistò l’estesa proprietà, animata dall’intento di dare nuovo vigore a quelle terre. Il toponimo della contrada, come è ben evidente, richiama il nome della famiglia ‘Lebano’, accostato ad una delle abitazioni che vi sorsero: un grosso casolare dove si stabilirono i primi coloni. Dal punto di vista toponomastico, la località è stata per lunghi periodi pressoché anonima.
Il ‘casino’ dei Lebano e la famiglia Caporale
La scarsa importanza che prima caratterizzava il sito, portò quei territori ad essere assimilati tra i nomignoli posti alle realtà circostanti come ‘Piano dei Morra’ o ‘Piano Morra’ che, nel dialetto locale, un tempo – e ancora oggi, in verità – risuona come Chianimarri o chianimari che, per l’eccessiva disuguaglianza, lascia ad intendere addirittura una probabile diversa origine. Negli anni ‘30 del XX secolo, il discendente della famiglia Lebano che ebbe in eredità quel grosso appezzamento, si fece carico di quel progetto e affidò alla famiglia ‘Caporale’ proveniente da Sessa Cilento, il compito di bonificare l’area. Le note abilità dei ‘Caporale’, si tradussero in affidabilità e, in pochi anni, la loro maestrìa fu messa in atto, rendendo quell’angolo di Cilento un vero e proprio giardino. Le colture sostituirono rapidamente la vegetazione spontanea e importanti distese di grano si svilupparono a dimostrazione delle loro buone capacità, rendendo Casino Lebano un invidiabile ‘sistema organizzativo’.
Casino Lebano: una fazenda in pieno Cilento
Non è azzardato descrivere il nuovo complesso come un modello per il territorio, quello che probabilmente, oltreoceano, sarebbe stato definito, successivamente, ‘fazenda’. L’allevamento a Casino Lebano, seppur secondario in termini occupazionali rispetto all’agricoltura, fu indispensabile per rendere le famiglie dei coloni autosufficienti e, se si considera che siamo a cavallo tra le due Grandi guerre, quando altrove, anche a poca distanza, potevano sussistere situazioni difficili che portarono a migrazioni verso territori spesso fuori dal Continente europeo, è facile immaginare come il rapido sviluppo della contrada impedì lo spopolamento di questo angolo di Cilento, arginando fame e carestie.
La crescita e gli anni ‘50
È accettabile ritenere che questo periodo di grande crescita economica e agraria fosse riuscita a portate a Casino Lebano altre famiglie, sempre alle dipendenze dei proprietari terrieri. Per diversi lustri, l’azienda continuò in questi termini. Negli anni ’50, si assisté, però, ad un sostanziale mutamento, in quanto il possedimento passò ai nuovi eredi che decisero di venderlo agli stessi coloni. Non avendo chiaramente la forza economica, quest’ultimi acquisirono un appezzamento della proprietà, secondo le proprie possibilità e ne conseguì un definitivo smembramento che si sarebbe ripercosso, ancora una volta, in maniera positiva per la contrada. La situazione, dunque, cambiò, essendo mutata l’organizzazione interna e ogni famiglia ebbe la possibilità di gestire il proprio fondo, venendosi a determinare anche la formazione di nuovi nuclei familiari. Furono costruite ulteriori abitazioni, ognuna delle quali annessa al proprio orto. Casino Lebano assunse le sembianze di una borgata.
La scuola
Aumentata la natalità, negli stessi anni, secondo le direttive dell’epoca, viene istituita anche la ‘scuola elementare’, allocata al primo piano di un vecchio casolare situato agli inizi della contrada, per chi proviene da Omignano Scalo. A questa scuola fanno riferimento non solo gli abitanti di Casino Lebano, ma anche quelli delle località vicine. Con il passare degli anni, il numero di abitanti si stabilizza e, a partire dagli anni ‘70 risente di un lieve, ma costante calo. Con l’avvento della modernità, nascono nuove esigenze e i rapporti con l’esterno diventano sempre più intensi e comunque necessari. Si costruisce anche un edificio scolastico nella parte alta della contrada e viene istituito un asilo. Il forte ridimensionamento delle nascite, però, alla fine degli anni ‘80 lascia intuire l’imminente soppressione del plesso. Del resto la pluriclasse si riduce a poche unità e nel giro di qualche anno la scuola di Casino Lebano fu chiusa.
Oggi, pensando a ieri..
Ciò nonostante, ammirando la contrada oggi, è possibile ancora intravedere il profondo legame che unisce i suoi abitanti ad un territorio ove i campi sono verdi e continuano a dare i loro frutti, mentre i più anziani non smettono mai di ricordare e raccontare il vissuto di un tempo produttivo e florido, ricco di beni della terra e animato dalla volontà di istruzione e di progresso; un tempo che via via si sta scolorendo, eppure non è ancora così lontano.
Buongiorno….. Innanzitutto ti ringrazio per le memorie dei luoghi che hai voluto celebrare raccontandole. Sono Wolfango Siani, uno dei nipoti, forse, dell’ultima Lebano, la Nd Ester Lebano, sposata in Russotto…..Una donna grande che ha gestito e portato nel cuore la “Chianimarri” moderna dei primi del Novecento……
Per approfondire e salutarti
Buongiorno e grazie per avermi contattato. Sono molto felice che questo articolo abbia evocato le memorie di tanti di noi. Io scrivo di tradizioni e storia locale, con particolare riferimento alle belle pagine di storia meno note del Cilento. Anche io sono legato in qualche modo a questo luogo. I miei nonni materni sono nati lì. In particolare, la mia nonna apparteneva alla famiglia ‘Caporale’. La contatterò sicuramente per approfondire questa storia dal grande fascino storico ed emotivo.