Ostigliano, San Rocco “di penitenza”
La terza domenica di febbraio, la cappella di San Rocco ad Ostigliano, diventa meta di pellegrini che, garbatamente, durante la mattinata, animano il rione del paese. Doveva risuonare più o meno così, un’ipotetica cronaca che avrebbe descritto l’evento fino ai primi anni ‘50 del secolo scorso. Ora le cose sono notevolmente cambiate, ma si conservano i riti e le memorie e risuona l’eco più profondo da cui trasuda una densa religiosità.
Ostigliano, cronaca di una ricorrenza
Uno scrittore immaginario avrebbe informato i lettori dicendo che l’importante avvenimento viene a soddisfare le esigenze devozionali della popolazione locale e quella delle contrade limitrofe. È, infatti, ben noto come il Santo da Montpellier abbia per secoli “accolto” le preghiere dei fedeli, ascoltato suppliche e concesso invocazioni affinché ponesse fine al flagello della peste. Una storia che, di certo, si è ripetuta più volte nel corso dei secoli e che, proprio ad Ostigliano, se ne custodisce testimonianza. Del resto, il bisogno di affidarsi alle figure cristiane, è una condizione senza età. Ad ogni modo sarebbe impossibile stabilire la genesi esatta della ricorrenza, ma non è difficile coglierne il significato. Quando la peste colpì il paese il popolo chiese soccorso al “Santo pellegrino”, la cui immagine si venerava nella cappella di Santa Sofia. Probabilmente ci troviamo in un contesto settecentesco che si è potuto ripetere più volte nel corso del tempo.
San Rocco di Penitenza
Secondo la tradizione, dunque, San Rocco liberò Ostigliano da un’epidemia di peste. Il contagio dovette cessare durante l’inverno e da febbraio non si registrarono più vittime. A perenne ricordo fu istituita la ricorrenza che, popolarmente, è ancora chiamata “San Rocco di penitenza”, così denominata per l’usanza, in tali casi, di ripetere una processione devozionale. Storicamente il culto verso San Rocco in paese risale alla fine del XVII secolo. Si rafforza sul finire dell’Ottocento quando il sacellum di Santa Sofia versava in uno stato di degrado e, ultimati i lavori di rifacimento, la cappella fu convertita al culto di San Rocco. Santa Sofia, di conseguenza, oltre a veder sfiorire il suo culto, per in parte l’egemonia sulla toponomastica urbana. La via su cui si affaccia la chiesetta, infatti, da Santa Sofia viene denominata San Rocco, mentre rimane come titolazione nell’unica storica piazza del “Casale Sottano”.