Lucerne, in Cilento la ricetta originale delle “mbuttitelle”
Fino a pochi anni fa, i dolci natalizi, che oggi generalmente assumono varianti diverse nella forma e soprattutto nell’onomastica, erano le “lucerne” per le sembianze di stella che ottengono durante la lavorazione.
Le lucerne
In modo arcaico e spontaneo vi era un tempo in cui nelle nostre case diventavano semplicemente ‘mbuttitelle. Il nome richiama chiaramente il ripieno, vale a dire quel composto che nel Cilento diventa ‘mbuttone in diverse preparazioni. Si tratta di uno dei piatti più antichi presenti nella tradizione gastronomica locale e, convenzionalmente, si porta in tavola nel periodo natalizio. Oggi si tende ad assimilarlo alle pastorelle che, a mio avviso, non è né una variante né un antenato delle lucerne. Ci troviamo difronte, infatti, ad un dolce che nulla a che fare con la preparazione tipica del Natale. Quest’ultimo (pastorelle), nel nome, evoca un profondo legame con il mondo agreste e, pare, venisse preparato in occasione dei matrimoni, probabilmente con un significato ben augurale. L’accostamento è forse dovuto al ripieno che, oggi, talvolta combacia, ma non del tutto. E in effetti per le lucerne, oltre al classico ‘mbuttone, ritroviamo il miele.
Mbuttitelle, la ricetta
La sfoglia si prepara con farina, un uovo e vino bianco. Zucchero e scorze di agrumi sono quasi certamente una versione moderna. All’interno, invece, si prepara un composto con purea di castagne e miele, a cui si aggiunsero poi cioccolato e aromi. Dopo aver lavorato l’involucro esterno, la pasta viene stesa e, ottenuti due cerchi piuttosto sottili, si pone tra di essi il ripieno. Vengono poi chiuse esercitando una certa pressione su i bordi che, di seguito, verranno pizzicati e tirati verso l’interno dando al dolce la classica forma a stella. Per la dolcezza, dopo averle fritte, le ‘mbuttitelle vengono passate nel miele caldo. A questo punto il piatto è pronto, ma ci si può adoperare per la decorazione oppure modificarne l’essenza tradizionale cospargendole di zucchero a velo piuttosto che miele. In tal modo però sembrerebbe che il dolce diventi una pastorella.