Rutino Scalo, il fischio del treno e la festa di Sant’Anna

Rutino Scalo, il fischio del treno e la festa di Sant’Anna
Cappella di Sant'Anna, Rutino Scalo (foto Clau Arrieta)

Rutino Scalo è il nome popolare che, intorno agli anni ‘30 del XX secolo, assunse la borgata sviluppatasi a ridosso dello scalo ferroviario sorto sul fianco del vallone “Cupo”. Inizia così, tra le colline poste ai margini di un Cilento spesso dimenticato, una storia carica di speranza e di sogni.

Rutino Scalo
Rutino Scalo (foto Antonio Trotta)

Rutino Scalo

Chi avrebbe mai pensato che fra le colline indorate dai campi di grano o fra gli ulivi, i fichi e le viti si sarebbe un giorno fermato il treno? La costruzione dei binari ebbe fin da subito il sapore del riscatto. In questo contesto la stazione di Rutino può considerarsi una delle storiche fermate del Cilento. Non sarebbe azzardato considerarla come una delle due che hanno funzionato (l’altra è quella di Torchiara) in quel lembo di territorio che può, per certi versi, fregiarsi dell’appellativo di “Cilento Antico”. A Rutino la fermata trovò posto in una zona distante dal paese. E i timori di una poca fruibilità erano tanti. Ciò nonostante furono molti i passeggeri che provenivano dalle contrade di Lustra, Perito e soprattutto da Ostigliano. La voglia di restare o di partire diedero comunque un primo impulso all’economia e rapidamente si sviluppò il rione Stazione che poi divenne Rutino Scalo.

Cappella Sant'Anna
Cappella di Sant’Anna (foto Clau Arrieta)

La stazione di Rutino

La Stazione fu inaugurata nel 1887 e l’edificio rimase in condizioni di fruibilità per la funzione per la quale era nato per circa settant’anni. Successivamente venne abbattuto per costruire il secondo binario. Un nuovo fabbricato sorse leggermente più a monte, fuori dal perimetro del piccolo abitato che nel frattempo si era formato. Il rione Stazione gradualmente aveva assunto le sembianze di una borgata. Le condizioni sociali, poi, migliorarono con l’apertura di un emporio e anche della scuola. Si ebbe, infine, pure autonomia spirituale con la costruzione della cappella dedicata ai Santi Anna e Gioacchino dove il prete veniva regolarmente a celebrare. Il 26 luglio si tiene ancora oggi la festa. Tuttavia dopo gli anni ‘50 del Novecento, con la carenza occupazione che costrinse buona parte degli abitanti del contado a trasferirsi altrove, la celebrazione si svolge l’ultima domenica del mese.

Sant’Anna

Non ha una genesi antica questa ricorrenza. E i ricordi dei vocii che man mano si facevano più spessi nella piazza del borgo non sono lontani. La chiesetta fin dalle prime luci del mattino vedeva un via vai di gente: chi vi lasciava la sua preghiera, chi vi chiedeva protezione e chi affidava semplicemente la propria vita alla benevolenza della Madre di Maria. La tradizionale processione, poi, scandiva l’essenza di una devozione forte maturata in un ambiente che in precedenza risultava privo di solidi riferimenti cristiani. Purtroppo negli anni ‘80 del secolo scorso chiude la scuola e circa un decennio dopo la stazione stessa. Subito dopo abbassa le serrande l’unica bottega ma la festa di Sant’Anna resiste, e le due statue che rappresentano i Santi Anna e Gioacchino, con devozione caratterizzano ancora la tradizionale processione, segno tangibile di un Cilento che non si arrende!

Giuseppe Conte

Giuseppe Conte è nato ad Agropoli (Sa). Coltiva la sua passione per la scrittura attraverso contribuiti soprattutto di carattere culturale. Si occupa di tradizioni, con particolare attenzione alla componente religiosa, tramite ricerche originali e personali. Racconta il Cilento attraverso fatti e memorie. È stato ideatore e gestore del blog cilentoitalia e dal 2019 di lineacilento.it. Appassionato di gastronomia realizza volentieri anche articoli di cucina. Per contatti: info@lineacilento.it

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