Cilento, i riti della Pasqua: dai “lamenti” della Passione ai “suoni” della Resurrezione

Al di là della religiosità popolare uno degli aspetti più interessanti della Pasqua nel Cilento è il paesaggio sonoro che, attraverso la voce dei lamenti e rudimentali strumenti, restituisce un connubio autentico fra realtà socio-culturale e religiosa.
Giovedì Santo , l’ultimo canto: da Gloria a Gloria
Nel Giovedì Santo si commemora l’ultima cena con la celebrazione in “Coena domini”. È il momento in cui si canta il Gloria un’unica volta durante tutto il triduo pasquale. L’inno sarà nuovamente innalzato durante la Veglia del Sabato. Da questo momento le campane si tacciono e, anticamente, venivano “legati” i cordoni alle estremità per impedirne ogni possibile sibilo. La sonorità in simbiosi a ogni esternazione successiva, da questo momento muta notevolmente lasciando spazio a rumori sordi e lamenti.
La Passione di Cristo: stridenti rumori e lamenti
A caratterizzare il Venerdì Santo materilamente è la troccana (o anche taroccola sempre nel Cilento, mentre altrove pure carcarieddi) che scandisce e stordisce quel muto silenzio spirituale. Trattandosi di uno strumento idiofono è facile intuire che il suono è uno e, in questo caso, cupo e vibrante. Ben si addice allo scenario luttuoso che caratterizza proprio questo particolare momento della Settimana Santa. In passato, e presumibilmente in modo incisivo fino agli anni ‘50 del Novecento, i vicoli e le piazze dei paesi erano animati da questo rumore che ricordava ai cristiani di affrettarsi per andare in chiesa. Le congree, dal canto loro, per così dire, si esprimono con struggenti lamenti che narrano la Passione di Cristo.

La ciarancella: una corona di campanelle
Poco nota è di certo la ciarancella uno strumento liturgico ormai quasi scomparso finanche dalle memorie dei più longevi. Se ne conservano pochissimi esempi, forse una rarità nel Meridione d’Italia e una unicità nel Cilento dove resiste (a mia conoscenza) soltanto in un unico caso. Si tratta di una ruota di legno sulla cui circonferenza sono situate piccole campanelle (difficile stabilirne il numero esatto che dovrebbe attestarsi fra 9 e 12 richiamando canoni sicuramente cristiani). Fissata al muro si azionava in rare occasioni (tra le quali la Resurrezione di Cristo, da cui l’espressione campane a Gloria). Una cordicella azionava il rudimentale meccanismo che faceva girare in modo vortiginoso la rotella. Essa con i suoi minuti bronzi innescava un melodioso suono.